Lo sviluppo del linguaggio e l’emergere delle diverse competenze linguistiche sono caratterizzate da una notevole variabilità individuale che riguarda i tempi, i modi e le strategie di apprendimento dei bambini. Non tutti i bambini iniziano a parlare nello stesso momento; se è vero infatti che intorno ai 2 anni un bambino dovrebbe possedere un vocabolario di almeno 50 parole e combinare le prime parole per poter formare le frasi non è una regola specifica che riguarda tutti i bambini. Difatti i bambini che iniziano a parlare più tardi vengono definiti “late talkers” o “parlatori tardivi”. Una percentuale dei bambini parlatori tardivi “late bloomer” riusciranno a normalizzare spontaneamente e a recuperare le loro competenze linguistiche entro i 3 anni di età.
L’età dei 3 anni è considerata come “spartiacque” tra i bambini parlatori tardivi e i bambini con un probabile disturbo di linguaggio. Non sempre infatti il ritardo di linguaggio ha una risoluzione spontanea ma in alcuni casi può evolversi e consolidarsi in un disturbo specifico di linguaggio.
E allora perché non aspettare spontaneamente per vedere cosa succede?
Anche se il tuo bambino ha 2 anni e produce poche parole o non comprende quello che gli viene detto è bene non aspettare perché i bambini che recuperano spontaneamente rappresentano solo una fetta parziale e svariati bambini che manifestano un ritardo di linguaggio manteranno delle fragilità linguistiche in produzione, comprensione, nel vocabolario e nell’organizzazione del discorso che senza un trattamento specifico e mirato protrarranno fino all’età adulta.
Aspettare che un disturbo diventi evidente quando il bambino ha magari già 5 anni o più vorrebbe dire perdere del tempo preziosissimo! L’impossibilità di intervenire tempestivamente impedisce di risolvere le problematiche precocemente. In questo modo si andrà inserire il bambino nella scuola di infanzia o addirittura nella scuola primaria con tutte le difficoltà linguistiche annesse che andranno a ripercuotesi sul suo apprendimento.
E’ fondamentale rivolgersi a un logopedista che indirizzerà il genitore sul percorso più efficace per poter sostenere linguisticamente il proprio bambino. Il logopedista andrà a fornire al genitore delle strategie mirate anche a casa per stimolare il bambino nell’acquisizione del linguaggio.
Segnali a cui prestare attenzione
- Assenza di lallazione dai 5 ai 10 mesi.
- Assenza dell’utilizzo di gesti deittici e referenziali: mostrare, dare, indicare, fare ciao con la manina, ecc.
- Mancata acquisizione di schemi di azione con gli oggetti intorno ai 12 mesi.
- Difficoltà nella comprensione di ordini semplici non contestuali oltre i 24 mesi.
- Vocabolario ridotto : a 18 mesi (meno di 20 parole) a 24 mesi (meno di 50 parole).
- Dopo i 30 mesi assenza di combinazione di due parole per formare brevi frasi.
- Ridotta presenza di gioco simbolico a 24-30 mesi.
Il ritardo del linguaggio si ha quindi quando lo sviluppo del linguaggio è in ritardo rispetto alla media generale, in assenza di deficit cognitivi, uditivi e relazionali. Il ritardo di linguaggio rappresenta quindi una condizione clinica transitoria per i bambini al di sotto dei 3 anni.
Il disturbo di linguaggio (DSL)
Costituiscono un capitolo complesso e variegato, rappresentano difatti dei disturbi nell’acquisizione del linguaggio che colpiscono i bambini in assenza di deficit sensoriali, cognitivi, comportamentali o di situazioni ambientali di svantaggio socio-culturale che giustificano la difficoltà linguistica. Un bambino intorno ai 3 anni dovrebbe avere un linguaggio strutturato su tutti i fronti; deve essere in grado di strutturare frasi corrette, complete e ben strutturate, una buona produzione dei suoni dl linguaggio senza grosse distorsioni e un buon livello lessicale.
Un esempio: “ Il mio bambino ha 4 anni e pronuncia diverse parole, ma il suo linguaggio quando parla è poco comprensibile o non comprensibile a tutti. Spesso sostituisce dei suoni con altri come ( tasa per casa) o alcuni suoni non sono ancora presenti nel suo linguaggio ( manca la v, la s ecc). Quando richiede qualcosa e non viene capito spesso si arrabbia e quando deve raccontare qualcosa o formulare delle frasi spesso sbaglia i verbi, non mette gli articoli e le preposizioni…”
Come posso aiutarlo?
E’ fondamentale rivolgersi a una logopedista, dove tramite un colloquio iniziale con i genitori e una valutazione attenta del linguaggio del proprio bambino andrà ad analizzare e individuare le possibili difficoltà linguistiche su diversi piani:
- Competenze fonologiche : il bambino presenta difficoltà nel percepire e riconoscere determinati suoni (input) o nell’articolazione di alcuni suoni e parole (output).
- Competenze morfo – sintattiche: il bambino non è in grado di comprendere frasi dal punto di vista morfo-sintattico (input) o/e non è in grado di strutturare nella maniera corretta da un punto di vista morfologico- grammaticale delle frasi in tutte le sue parti.
- Competenze semantico – lessicali: il bambino presenta un vocabolario ridotto e non ha acquisito un bagaglio lessicale adeguato alla sua età (input) o/e non riesce a utilizzare diversi vocaboli nel suo parlato. Presenta difficoltà nell’ accesso semantico-lessicale.
- Competenze pragmatiche: il bambino presenta difficoltà nel strutturare il discorso in modo coeso e coerente.
L’intervento più efficace per un bambino con DSL (Disturbo di Linguaggio) è il trattamento logopedico. In seguito alla valutazione logopedica, la logopedista andrà a stipulare i punti di forza e di debolezza del bambino programmando un intervento individualizzato mirato alla risoluzione dei deficit.